La normativa nazionale per l’urbanistica

La normativa nazionale per l’urbanistica

Divenuta una materia ufficialmente riconosciuta negli anni Trenta, l’urbanistica in Italia (di cui il Docente di Legislazione Opere Pubbliche presso l’Università di Bologna, Giampiero Martini, ne ha scritto un “manuale pratico”) riceve una disciplina legislativa con la legge n. 1150 del 1942 (chiamata “legge urbanistica“). Tale legge, emanata durante la Seconda guerra mondiale, ha cercato di coordinare la disciplina a livello territoriale. Dopo circa venti anni, negli anni Sessanta, comincia ad avvertirsi la necessità di una riforma in questo settore.

Una prima proposta in questo senso arriva nel dicembre del 1960, quando viene presentato da parte dell’Inu, il “Codice dell’Urbanistica” che prevede, tra le altre cose, anche la creazione di un Comitato nazionale di pianificazione. La proposta di una riforma arriva anche al Governo, ma la discussione ministeriale si arena sull’argomento della rendita fondiaria urbana.

Nel 1962 viene redatto il disegno di legge Sullo, che interviene a stabilire un legame tra la pianificazione urbanistica e la programmazione nazionale economica, come viene ben evidenziato nella guida di Giampiero Martini. Vengono introdotti i concetti di piano regolatore e indennità di espropriazione. Sulla base di questo disegno di legge viene elaborato il disegno di legge Pieraccini, ma il Governo cade prima che questo venga approvato definitivamente.

Nel 1962 l’allora Ministro dei Lavori Pubblici Sullo emana la legge n. 167, che però viene considerata una legge incompleta e di settore che va integrata con una più organica. Il 6 Agosto del 1967 arriva la c.d. “legge ponte”, che cerca di riportare un pò di ordine in un settore completamente in balia degli interessi privati e delle lottizzazioni edilizie. Questa normativa introduce i c.d. “standard urbanistici”. Sempre in questo anno viene emanato il “Programma di sviluppo economico nel quinquennio 1966-1970”, un vero e proprio documento ufficiale di programmazione in campo urbanistico, che però non riesce a portare i risultati sperati.

Ogni regione italiana emana, in integrazione a quella nazionale, una propria normativa urbanistica per disciplinare l’urbanizzazione e gli spazi da destinare ad altri usi. E’ da ricordare, inoltre, che le norme statali e regionali vigenti che regolano il settore dell’urbanistica e dell’edilizia devono essere raccordate a quelle emanate dall’Unione Europea (direttive e regolamenti specifici). Del tutto diversa è, invece, la situazione nella Provincia autonoma di Trento, che si è dotata di un proprio Codice dell’Urbanistica e dell’edilizia.

Dopo la tempesta di Tangentopoli, che ha portato a galla anni e anni di spregiudicato abusivismo diffuso in tutta Italia, da più parti si chiede che venga fatta “pulizia” anche a livello legislativo e ministeriale su questa complessa materia. I recenti fatti di cronaca hanno riportato alla luce dissesti idrogeologici e pesanti responsabilità da parte di chi ha costruito senza criterio in zone vietate dalla legge.

I maggiori Comuni italiani si sono dotati di un proprio Piano per fronteggiare eventuali emergenze derivanti da calamità naturali. Si cerca così di salvaguardare il più possibile la vita umana e l’integrità del territorio tramite interventi urbanistici mirati.